Ne abbiamo parlato spesso di cosa sia la legge di attrazione, se esista oppure se sia stata solo una furbata editoriale e commerciale. La sua banalizzazione lo è senz’altro stata: basti pensare che dopo “The Secret” sono usciti una miriade di altri libri sulla sua falsariga: La chiave, l’anello mancante, il sigillo, i 7 veli, the power  e via dicendo. Sebbene “The Secret” contenga numerosi punti abbastanza irritanti, ha avuto l’indubbio merito di aprire questo filone. Incrociando un po’ di letture e di esperienze personali, vi dico secondo me cosa possa essere questa legge. Partendo da un esempio banale. L’altro giorno, su Facebook, mi sono ritrovato a visitare la pagina di una ragazza per la quale avevo preso una bella cotta da adolescente. Ovviamente non mi aveva mai filato. Però si sa, sono quei ricordi che rimangono per sempre. Non ti scordi il suo nome ed il suo volto. Mi sono imbattuto sul suo profilo e mi sono messo a guardare un po’ di sue foto. Ma senza la volontà cosciente di farlo. Due giorni dopo, cioè oggi, ho fato uno dei miei rari viaggi in treno. Dallo scompartimento in cui ero con la porta di vetro chiusa, vedo una ragazza di spalle. E subito ho collegato: sembrava proprio lei. Forse stava andando in bagno. Quando è ripassata in senso contrario ho avuto la riprova: era proprio lei. Non mi ha riconosciuto. Ma non è questo l’importante. E’ stato un incontro casuale ma non casuale. Casuale perché era un treno da me non frequentato quasi mai, in un orario non di punta, in uno spazio ristretto di un treno con numerose carrozze. E’ però altrettanto evidente che non si possa eludere il collegamento con la mia visita sulla sua pagina Facebook proprio due giorni prima. Ed allora suonano profetiche le considerazione di Zeland nei suoi libri sul Transurfing, tra tutti segnalo “Il fruscio delle stelle del mattino”. In sostanza esiste una sorta di spazio sospeso in cui la ragione si assenta per qualche secondo e dove prende il sopravvento l’anima. In quei pochi secondi probabilmente si ha accesso alla dimensione dove si forma la materia o dove si sta formando, forse riusciamo ad interagire con essa. O ancora accediamo ad un campo di informazione che poi ci viene restituito in realtà. La sfida vera credo sia quella di poter pilotare noi questi momenti. In sostanza questi rari attimi non sono da noi ricercati coscientemente, vengono e basta. E’ una sorta di luogo di presentimenti. Tante volte ho avuto la riprova che le cose stiano esattamente cosi’. In quei secondi ti trovi a fare o pensare cose in modo quasi automatico o non consapevole. Le fai senza sforzo. E quelle cose o pensieri diventano materia, diventano realtà. Quante volte invece, quando ci siamo sforzati a tutti i costi di ottenere un risultato lo abbiamo invece visto dissolversi. E’ come se lo sforzo sia in antitesi con l’attrazione. La riprova, sempre banalmente, ce l’ho con un’altra persona. Negli ultimi mesi ho fatto di tutto per incontrarla, frequentando luoghi dove poteva essere probabile vederla. Mai successo. Perché dietro c’è stato uno sforzo, una imposizione cognitiva e razionale. Anche qui non importa il piccolo episodio banale ma se paragonato all’incontro in treno, si capisce benissimo dove possa essere la differenza. Ecco dunque la domanda finale: è possibile, consapevolmente, entrare nello stato in cui è possibile creare la nostra realtà? Oppure è una sorta di default nella quale non possiamo influire e che non possiamo indirizzare?
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